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Viaggio dentro i campi di rieducazione cinesi
9 Maggio 2013

THE ASIAN OBSERVATORY
PECHINO – Quando Liu Hua ha sentito parlare di un altro detenuto legato e forzato ad alimentarsi per quasi due mesi, sapeva che doveva denunciare quello che sta realmente accadendo in Cina nei famigerati "campi di rieducazione". Liu, 49 anni, ha trascorso tre anni in campo di lavoro rieducativo femminile alla periferia di Shenyang, nella provincia di Liaoning. Utilizzando scalpi di seta e la cartuccia di inchiostro di una penna a sfera, ha scritto un registro dettagliato di ciò che ha potuto vedere.
Zhang Wenjuan, 57 anni, è stata scoperta, il 4 maggio, a bere dell’acqua. Circa una dozzina di guardie, compreso un capo unità, l’ha picchiata, presa a calci e torturata con una scossa elettrica. Altre testimonianze raccontano punizioni simili, molte anche più dure.
L’inferno personale di Liu è iniziato alle 11 di notte, il 7 agosto 2009. È stata presa dalla polizia mentre dormiva, un agente le ha detto che avrebbe dovuto scontare un anno in un campo di rieducazione. Quando l’auto della polizia si fermò, vide il cartello sul cancello che proclamava che si trovava di fronte al campo di rieducazione femminile della provincia di Liaoning. Liu non lo avrebbe lasciato fino alla fine dell’ottobre 2012. Il suo "crimine" era stato quello di lamentarsi con le autorità perché il suo terreno agricolo era stato espropriato al fine di espandere una superstrada. Dopo aver protestato ripetutamente con le autorità governative locali per vedere la decisione ribaltata, decise di portare il suo caso a Pechino, dove però la polizia di Shenyang ha deciso di arrestarla.
Liu ha ricordato quello viene detto dalle guardie carcerarie alle donne che entrano nel campo per la prima volta: “Abbiamo 36 diversi tipi di punizione qui, se non eseguirete gli ordini, ne avrete un assaggio.”
Durante il periodo di detenzione di Liu, c’erano circa 470 donne. Erano costrette a lavorare dalle 6:30 di mattina alle 05:30 di sera, con un'ora per la pausa pranzo. Liu lavorava in un laboratorio che produceva vestiti. Lì dentro c’erano 55 macchine da cucire. Ogni donna doveva cucire 220 cappotti, al giorno, destinati agli agenti di polizia. Le persone che non potevano terminare la loro quota venivano picchiate senza pietà dalle guardie. Alcune perdevano la conoscenza dopo essere state stordite con dei bastoni elettrici. Coloro che non ammettevano immediatamente la loro “colpa” affrontavano una punizione ancora più dura.
La sofferenza dei detenuti ha convinto Liu a far qualcosa.
Gai, 55 anni, ha trascorso circa 18 mesi presso il campo a partire dall’aprile 2008. Dopo aver iniziato lo sciopero della fame come forma di protesta, è stata presa dalle guardie e legata ad un letto simile a quelli usati nelle sale operatorie per quasi due mesi. Gli è stato applicato un divaricatore per mantenere la sua bocca aperta, mentre veniva costretta a ingoiare la farina di mais mischiata all’acqua calda. In un'altra occasione, le guardie l’hanno legata per le braccia facendola stare sulle punte dei piedi per più di sette ore.
Liu era determinata a rivelare che cosa succede in quei campi, per fare ciò riuscì ad ottenere delle cartucce d’inchiostro da alcune detenute che avevano il permesso di avere penne a sfera. Ha segretamente raccolto ritagli di seta e vi ha cominciato a scrivere quello che vedeva. Gli stralci venivano arrotolati e nascosti tra i tubi del riscaldamento.
Le donne che completavano la detenzione portavano fuori i panni. Per evitare di essere scoperte arrotolavano i pezzetti di seta, li mettevano in alcuni sacchetti ricavati tagliando le dita dei guanti di gomma utilizzati sul lavoro e poi li nascondevano nelle loro vagine.
Liu è stata rilasciata nel mese di ottobre  e per il momento è riuscita a raccogliere centinaia di pagine del suo “diario”. Il passo successivo è stato quello di rendere pubblico quello che succede nei campi di rieducazione. Nel mese di aprile, i contenuti del suo diario sono stati riportati dalla rivista Shijue, pubblicata dal gruppo Caijing, che è noto per essere indipendente dal governo. Nello stesso mese, Liu ha tenuto delle interviste a Pechino per parlare della sua esperienza nel campo di rieducazione. Si è dovuta spesso interrompere perché non poteva trattenere le lacrime al pensiero di quello che aveva passato. La sua intenzione è quella di rivelare alla società quello che succede lì dentro.
Il sistema dei campi, fondato nel 1957 da Mao Tse-tung, era un modo di sopprimere gli intellettuali che il regime considerava avversari politici. Questo sistema permetteva e permette tutt’ora alla polizia di determinare la pena senza passare per il sistema giudiziario. Esso è stato mantenuto come un modo per isolare i tossicodipendenti, le prostitute e i cittadini che sono considerati anti-governo. Secondo i funzionari del Ministero della Giustizia cinese, circa 50.000 persone sono state detenute nei 351 campi di lavoro nel 2012.
Il rapporto della rivista Shijue ha costretto la provincia di Liaoning ad aprire un’inchiesta, i risultati dell’investigazione riguardano 116 guardie e 55 detenuti. Il rapporto ha ammesso che esistano “letti medici” usati per alimentare forzatamente gli individui e che ci siano dei metodi di correzione utilizzati per chi non si comporti secondo le regole. Tuttavia, il rapporto dichiara che non si sia verificata nessuna violazione della legge e che le notizie diffuse dalla rivista siano false. Gli internauti cinesi hanno suscitato forti dubbi circa l'obiettività dell'indagine. Nel frattempo il giornalista che ha scritto l'articolo e l'editore sono stati messi alle corde da parte del governo. L'uscita del numero di maggio della rivista è stata ritardata. Allo stesso tempo, molti intellettuali cinesi e alcuni giuristi stanno protestando sul fatto che i media cinesi non abbiano mai cercato di riferire che cosa accada nei campi di rieducazione.
Alcune fonti interne credono che dietro il rapporto ci sia una lotta all'interno del Partito Comunista sulla questione se i campi debbano essere chiusi o meno. Una riunione interna si è tenuta alla fine dell'anno scorso tra importanti funzionari della commissione centrale per gli affari politici e legali, che è responsabile della polizia e delle organizzazioni giuridiche in tutta la Cina. In tale riunione, il segretario generale Xi Jinping ha chiesto abolizione del sistema dei campi di rieducazione. Come risultato, Meng Jianzhu, il segretario della commissione centrale, ha dichiarato in una riunione il 7 gennaio che il sistema dei campi sarà fermato dalla fine dell’anno.
Pu Zhiqiang, un avvocato che conosce molto bene il sistema dei campi di lavoro pensa che il partito si sia reso conto che la mancanza di giustizia legale impedisce alla società di svilupparsi positivamente oltre a far male alla fiducia nell'amministrazione. Tuttavia, poiché questi campi sono stati utilizzati per anni dal partito comunista per mantenere la stabilità nella società ci sarà quasi certamente una forte resistenza all'interno del partito per ogni tentativo di riformare il sistema, specialmente se questo porterà a rivelazioni su irregolarità passate.

THE ASIAN OBSERVATORY

Il sistema dei campi è stato introdotto da Mao Tse-tung nel 1957.

 
 
 
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