Giappone - The Asian Observatory

The Asian Observatory
Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

Giappone

Articoli > Paesi
 
 

Verso il nuovo Giappone

30 Marzo 2013

THE ASIAN OBSERVATORY

NAMIE – Dire no era l’unica decisione sensata che si poteva prendere. Tuttavia non è stato semplice per i cittadini di Namie nella prefettura di Fukushima vincere questa battaglia. Tepco aveva già pianificato tutto e i terreni necessari per ospitare il nuovo impianto erano già stati comprati. La popolazione si era ormai arresa e in parte era anche ben disponibile ad accettare l’impianto viste le fortune che le città nucleari hanno avuto negli ultimi vent’anni. L’incidente alla vicina centrale di Fukushima ha cambiato completamente l’umore della gente.
Oggi, Namie è deserta, i suoi sogni di diventare una città prospera baciata dalla dea del nucleare sono ormai andati i frantumi. Tutti i 21.000 abitanti della città sono stati evacuati e tutt’oggi non possono ritornare nelle loro case. Tepco ha annunciato il 28 marzo che ha rinunciato al progetto di costruire l’impianto di Namie-Odaka. Il sito che avrebbe dovuto sorgere a circa 10km da Fukushima 1, sarebbe stato a cavallo dei comuni di Namie e Minami-Soma e avrebbe dovuto contenere un reattore con una potenza di 825 megawatt. Namie avrebbe dovuto ospitare il 95 per cento degli 1,5 chilometri quadrati dell'impianto previsto , l’inciedente di Fukushima aveva fatto sorgere dei dubbi ma sono state le feroci proteste della popolazione che hanno fatto traboccare il vaso e costretto Tepco a cambiare idea.
La storia del nucleare a Namie è sempre stata travagliata, inizialmente nel 1967 l’amministrazione comunale su pressione della popolazione aveva approvato una risoluzione che proibiva la costruzioni di centrali nucleari sul suo territorio. Successivamente a partire dal 1971, in contemporanea con l’inaugurazione del nuovo impianto di Fukushima, grazie ai sussidi statali che rendevano ricca e moderna la nuova città nucleare l’opinione della popolazione è cambiata e Tepco è stata autorizzata ad presentare un progetto nei successivi vent’anni Tepco si è impegnata ad acquistare i terreni necessari. Tutto era ormai pronto quando l’incidente di Fukushima ha cambiato le carte in tavola e il comune ha deciso nel dicembre del 2011 di obbligare Tepco a fermarsi.
Nel frattempo anche la città di Minami-Soma ha adottato una risoluzione che chiede l'annullamento del progetto di centrale nucleare. Con la rinuncia del progetto di Namie-Odaka, rimangono 11 nuovi reattori nucleari in pianificazione in tutto il Giappone. La costruzione è già iniziata in tre di essi: il reattore 3 della centrale di Shimane nel Chugoku; la centrale di Oma nella prefettura di Aomori e il reattore numero 1 a Higashidori nella prefettura di Aomori. La precedente amministrazione guidata dal Partito Democratico aveva approvato il proseguimento della costruzione di questi tre reattori, ma si stava opponendo ai piani di costruzione per gli altri. Dopo che il Partito liberal-democratico è tornato al potere nel mese di dicembre, il primo ministro Shinzo Abe ha invertito la rotta e ha dichiarato l’intenzione di costruire tutti i  reattori in piano. La decisione di abbandonare la costruzione di Namie-Odaka è stata la prima in questa direzione dopo il disastro nucleare. Ma la  stessa Tepco non ha rinunciato al progetto di costruzione del reattore numero 2 nel suo impianto nucleare di Higashidori. L’opinione pubblica giapponese sembra però schierata ormai contro il nucleare. Anche se il Giappone ha 50 reattori nucleari, solo due di loro, l'impianto del Kansai e quello di Oi sono attualmente in funzione. L’opinione degli esperti è che gli impianti nucleari che hanno più di quarant’anni di vita e quelli che si trovano su faglie geologiche attive saranno difficilmente riattivati.

THE ASIAN OBSERVATORY

 
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu