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Quella bambina bruciata dal napalm

18 Aprile 2013

THE ASIAN OBSERVATORY
TOKYO – È un’immagine che ha portato un’intera nazione a dire no alla guerra.  Una bambina nuda, con il corpo bruciato e le braccia ferite che sembrano staccarsi da un momento all’altro, urla e piange mentre fugge dal suo villaggio nel sud del Vietnam. Quella fotografia da premio Pulitzer cambiò il corso della vita della sua principale protagonista: Phan Thi Kim Phuc.
“Che cos’è successo alla bambina della foto? È ancora viva, sta bene?” Si domanda Kim Phuc di fronte al pubblico della Sapia Tower a Tokyo, “sono qui per mostravi che cosa è diventata.”
È difficile immaginare che quella sgraziata bambina di 9 anni, in fuga dal napalm delle bombe americane sia diventata questa elegante donna che veste un aozai vietnamita e racconta la sua vita da dietro un microfono. Saigon, Cuba, Mosca e il Canada accompagnata dal supporto della Bibbia sono state le principali tappe della sua vita a partire da quel fatidico 1972.
Dopo quello scatto, in fotografo Nick Ut portò Kim Phuc all’ospedale. Il napalm aveva bruciato tutta la sua schiena e le sue braccia, i dottori la consideravano un caso disperato. Ma dopo innumerevoli trapianti di pelle e operazioni chirurgiche è diventata adolescente. Il governo comunista la seguiva in ogni passo della sua vita.
“La mia vita era diventata come quella di un uccello in gabbia” ha detto Kim Phuc, sognava di diventare un medico come quelli che l’avevano aiutata ma il governo aveva altri piani per lei, sarebbe dovuta essere un “simbolo” che ricordasse le atrocità della guerra. Kim Phuc fu costretta ad abbandonare gli studi, divenne uno strumento della propaganda comunista, fu mandata a studiare a Cuba e lì vi rimase per sei anni, a Cuba conobbe il suo futuro marito, Buy Hui Toan. Si sposarono nel 1992 e passarono la loro luna di miele a Mosca. Durante il ritorno l’aereo fece scalo a Gander (Canada NDR.), fu allora che la coppia decise di scappare, scesero dall’aereo e chiesero asilo politico al Canada. Due anni dopo, a partire dal 1994, Kim Phuc è diventata ambasciatrice di pace dell’Unesco e nel 1997 ha fondato una sua organizzazione che fornisce supporto medico ai bambini vittime di guerra.
La sua conversione al cristianesimo l’ha profondamente segnata, ciò che le è successo in passato è ormai stato perdonato ma allo stesso tempo sta facendo di tutto perché non si ripeta in futuro. Il Vietnam sta poco a poco rinunciando alla sua economia comunista per una di mercato e sta cercando di far tornare i suoi cittadini sparsi per il mondo.
Quando gli viene chiesto della Corea del Nord e di una possibile nuova guerra, Kim Phuc dice che non può che essere solidale con la popolazione nordcoreana. “Posso capire quanto sia dura la vita per quelle persone”, “e quanto sia importante il valore della libertà”. “Il mio messaggio è far capire quanto sia orribile la guerra e comunicare alla gente quanto sia bella la vita quando si vive con amore speranza e perdono. La vera sfida è capire che se quella piccola bambina lo ha potuto fare, tutti lo possono.”
THE ASIAN OBSERVATORY

Phan Thi Kim Phuc nella foto di Nick Ut (1972) e oggi.

 
 
 
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